il marketing culturale non è il male (se fatto bene)
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Mi capita sempre più spesso di imbattermi in situazioni in cui il marketing culturale viene demonizzato. In particolare, il settore museale non solo è refrattario a questa disciplina, ma diversi “esperti” sono dichiaratamente ostili ad una politica intelligente e programmatica che consenta di ottimizzare i processi di conservazione, tutela e valorizzazione con quelli del marketing culturale.
Mi sono reso conto, leggendo diversi commenti, articoli e testi, che l’errore di fondo risiede non solo nell’ignoranza (nel senso di ignorare), ma nella profonda incomprensione del potenziale contributo del marketing culturale alla causa dei musei, se correttamente.
In questo post vorrei dar vita ad alcune osservazioni che vorrei non solo fossero condivise, ma che impongano una riflessione a tutti coloro che gestiscono e lavorano nei musei per far comprendere loro che il nemico non è il marketing culturale , ma il cattivo marketing culturale (che tale non è).
Vecchia, ma sempre valida riflessione: il marketing culturale punta all’ottimizzazione e non alla massimizzazione del profitto. Questo implica che dietro ogni progetto o idea di marketing culturale esiste un enorme lavoro che tiene conto di tutte le specificità del prodotto culturale che si intende veicolare e, soprattutto, valorizzare.
Non ho mai visto un marketer serio operare per deprezzare il suo prodotto…
Quando si parla di marketing culturale, non bisogna confonderlo con attività sporadiche che non risolvono in nessun modo le problematiche di fondo legate ai musei (ne ho già discusso nel precedente post, ma ritengo sia necessario ribadirlo).
Marketing culturale e museale, per quanto affini, assimilabili, non sono la stessa disciplina. Si potrebbe aprire un lungo dibattito sull’argomento; di seguito intendo porre l’attenzione sulla specificità del prodotto museale e sul fatto che utilizzare il termine marketing culturale per i musei potrebbe essere improprio.
In questo settore, infatti, non si “vende” un bene materiale; ciò che si sta offrendo è un bene immateriale, rappresentato dal valore dell’esperienza legata alla visita del museo ed è misurabile nel grado di soddisfazione del cliente, secondo parametri particolari. Questa differenza comporta, necessariamente, una frattura con il marketing culturale che, al contrario, si occupa anche di beni materiali.
Dunque, il marketing culturale non è il male. Se invece vogliamo affermare che tutte le attività promozionali siano marketing culturale allora, e solo allora, possiamo discutere delle infelici strategie (se vogliamo chiamarle così) di fantomatici esperti del settore.
Personalmente cerco di fare il marketing culturale ho anche ideato delle trasmissioni e degli eventi con progetti mirati ma in Italia non esiste tale concetto. Oltre a questo c’è molta improvvisazione da parte di molti come associazioni,artisti che credono di sapere fare ecc e ovviamente ci troviamo come siamo. ho lavorato anche per dei musei e nessuno investe in questa logica di comunicazione .Solo cataloghi,riviste ecc ecc sono dell’opinione che i video o documentazione culturale anche di artisti emergenti fatta bene può portare beneficio e qualità alla cultura se solo si impostassero anche trasmissioni o video fatti con criterio. Certe cose possono essere sviluppate in modo diverso da quello che siamo abituati a fare.spesso negli eventi dove c’è un maggiore numero di persone non vengono mai fatte vedere le opere e questo è solo per fare vedere a gli artisti le persone quante ne erano e per loro nella loro psicologia è sinonimo di possibile vendite delle opere.Ma quando poi andiamo molto più a fondo la maggiore parte delle persone presenti sono gli artisti,i parenti degli artisti e qualche politico deve fare bella figura.tutto oggi si riduce a questo.Potere realizzare dei documentari fatti bene sul processo di lavoro di ogni artista credo che sia la cosa migliore da fare creando anche un target di qualità e comprensione per chi è un collezionista.Si dovrebbe creare a mio parere più cose mirate al collezionista all’appassionato che vuole investire e non solo una promozione solo per prendere artisti e guadagnarci.
Come è vero quello che dite!